Una lettera autobiografica

Alla fine degli anni Sessanta, un giovane scrittore si rivolse ad Evola, chiedendogli dei suggerimenti per un ipotetico profilo biografico da inserire in un’enciclopedia. Questa la risposta del filosofo, scritta nell’anno di uscita della terza edizione di Rivolta contro il mondo moderno. La missiva è stata inserita nell’ultima edizione de Il cammino del cinabro (Edizioni Mediterranee, Roma 2018). La pubblichiamo qui per gentile concessione dell’Editore. [F.J.E.]

Roma, 17 marzo 1969

Gentile Signore,

Ho avuto la Sua lettera e La ringrazio per l’attenzione che mi accorda.
La “voce” non so quale ampiezza dovrebbe avere, e quindi che cosa, della mia attività, può essere segnalato. Comunque posso darLe qualche spunto, da utilizzare come crede.
“Evola prese parte ai movimenti estremistici artistici d’avanguardia, nel primo dopoguerra (fino al 1922), specie al dadaismo (tanto da essere annoverato, allora, fra i présidents du mouvement dada), con pitture, poemi, e dando anche una interpretazione teorica a tali movimenti. Dopo una fase di filosofia accademica, sulla linea dell’idealismo trascendentale tedesco (opponendosi però recisamente ai neo-hegeliani italiani, specie a Giovanni Gentile), si è applicato allo studio della metafisica orientale e alla scoperta del significato nascosto di correnti, come l’ermetismo alchemico e la letteratura cavalleresca medievale. Si deve a lui la formulazione del concetto di “tradizionalismo integrale” nel senso speciale dato da R. Guénon a questo termine (paradossalmente antiborghese) però con una formulazione che dà meno risalto agli aspetti sapienziali e contemplativi che non a quelli attivi e guerrieri Questo è il punto positivo di riferimento per una “rivolta contro il mondo moderno” (tale è il titolo di una sua opera fondamentale, 1a ed. 1934, ediz. tedesca 1935, ristampe nel 1951 e nel 1969) che ha anticipato le istanze più serie delle attuali “contestazioni”, portandole perfino più oltre, ma sempre indicando il “in nome di che?”. Così già prima della guerra egli poté venire chiamato “lo Spengler italiano” (Mc Dougall) mentre oggi alcuni ambienti giovanili vedono in lui, sempre piuttosto indiscriminatamente, “il nostro Marcuse”. Una opera di “indirizzi esistenziali per un’epoca di dissoluzione” è il suo libro “Cavalcare la tigre”, in Francia definito come il “manuale degli anarchici di Destra”. Un appello agli uomini che si tengono in piedi fra le rovine è stato dato nel libro “Gli uomini e le rovine” (due edizioni). Durante il fascismo diresse una rivista anticonformista dal titolo “La Torre”, che finì con l’essere soppressa. Fra le opere dell’ultimo periodo la sua “Metafisica del sesso” (due edizioni francesi, una tedesca) apre vedute nuove, rivoluzionarie in questo dominio, di contro all’attuale ossessione pel sesso e alle distorsioni psicanalitiche. Infine sono da notare due opere di orientalistica, l’una sul buddhismo delle origini (tradotta anche in francese e in inglese), l’altra sul tantrismo, con la messa in luce delle esperienze e delle pratiche della cosiddetta “Via della Mano Sinistra” (“Lo Yoga della potenza”. 3a ed. 1968).”
Credo che questi spunti possano bastare, restando a Lei di rielaborarli, accorciarli o svilupparli. A dati propriamente “biografici” sono decisamente contrario.
Le scrivo all’indirizzo da dove è stata spedita la Sua lettera: benché Lei mi dica “ora sono (?) da qualche anno a Roma”. Se sarà qui, basterà che mi telefoni per fissare un incontro e scambiare le nostre idee.
RingraziandoLa di nuovo, con cordiali saluti

J. Evola

J. Evola
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