Una recensione di Giulio Parise a «L’uomo come potenza»

Il problema dell’uomo sembra oggi delinearsi nettamente in posizioni antitetiche, non solo, ma gravi più che in ogni altra epoca per la particolare energia con la quale ciascuna è affermata, sì che non appare lontano il giorno in cui la massima tensione raggiunta dovrà segnare la violenta soluzione e la nascita di una nuova epoca della storia. Nelle molteplici correnti del pensiero occidentale si può agevolmente scorgere il delinearsi di una crisi di sfiducia e di depressione spirituale da un lato, mentre nell’altro vi è un senso di potenza che si afferma alla radice stessa della vita. Manca pertanto un sistema completo che possa indicare senza più dubbio o incertezza come l’uomo possa giungere ad una vera realizzazione di sé, all’ideale di una forza gloriosa e splendente; perché tale è l’aspirazione umana e tale è la concezione che ha informato il Paganesimo e che si è appieno realizzata nell’Impero Romano, frantumato, poi, dal male semitico che ne ha distrutta la coscienza di forza, che ne ha limitato ed annientato la volontà di dominio, volgendo la stirpe eroica alla rinuncia di tutto ciò che è terreno per astrazioni dichiarate realtà, dal bisogno di consolazione di un pugno di schiavi.

Oggi l’uomo, incalzato quanto mai dalle forze della vita concreta, nessun aiuto può trarre più dalle fantasticherie importate dall’oriente, e, costretto a riconoscere la vanità delle chimere religiose, se da un lato si volge alle vuote speculazioni idealistiche, dall’altro il criterio utilitaristico lo sospinge verso il materialismo.

L’elemento volontà individuale, che porta in alto, nella scala dei valori umani, chi a nulla rinuncia e nulla lascia intentato oltre ogni etica ed ogni convenzione; il senso di uno spirito fatto principio di una superiore azione sulla stessa realtà concreta di cui pertanto, mediante un’arte interiore e segreta, ma non per questo meno precisa e metodica (Magia), ha trasceso le condizioni, non può oggi non acquistare valore presso la rinascita della stirpe, che vuole fermamente la sua gloria nella continuazione dei fasti di Roma, imperiale e pagana.

Nel sistema indiano del Tantra – sviluppatosi da una arcaica tradizione mediterranea nella razza ariana – che l’Evola per primo fa conoscere alla cultura italiana, è esposta non una teoria, che abbia il valore di una concezione più o meno logica, ma sempre vana agli effetti di una realizzazione pratica, ma una dottrina che oltre a dare una giustificazione del valore dell’uomo, dei suoi compiti e delle sue trascendenti possibilità, indica distintamente la pratica interiore necessaria per la conquista di un ben altro grado nella gerarchia degli esseri e di contro alla stessa natura fisica, di quello che non spetti alla mortale natura umana.

L’E., in una prima sezione del libro, studia i rapporti fra Oriente e Occidente e ci indica quanto ivi possiamo trarre per una integrazione di ciò che l’Occidente stesso ha conquistato. Passa quindi ad una esposizione della dottrina tantrica, portandone a forma razionale e sistematica le complesse e vertiginose concezioni che sboccano nella visione della Potenza come sostanza di ogni realtà, di ogni essere, di ogni legge. A questa parte segue, nell’opera, una istruzione sui metodi pratici e sulle discipline, attraverso le quali può venire conseguito il potenziamento dell’Io, l’integrazione della sua forza, la dignificazione della sua essenza fino a vincere le condizioni imposte dallo spazio, dal tempo, dalla materia e a partecipare realmente dello Spirito come potenza libera e dominatrice.

Una nuova figura, divina, circonfusa di gloria, appare al sommo di questa concezione: l’Uomo non è più lo schiavo che soggiace alla bruta necessità della natura o dell’immorale legge della predestinazione divina, ma è un essere regale che sa conquistare se stesso ed il mondo, che sa elevarsi oltre ogni limite ed ogni grandezza.

J. Evola: L’Uomo come Potenza – I Tantra nella loro metafisica e nei loro metodi di autorealizzazione magica, Ed. Atanòr, Roma, 1926, pp. 313.

(Critica fascista, 1-15 marzo 1927)